gozforum [ Disinformazione e Controcultura ]

Carlo Vulpio opinionista de “Il Graffio” su TeleNorba

« Older   Newer »
  Share  
^ALL^
view post Posted on 20/12/2009, 15:26     +1   -1




Carlo Vulpio quest’anno è ospite fisso, come opinionista, della trasmissione “Il Graffio” in onda tutti i lunedì alle 21:15, in diretta e in diretta videostreaming, su Telenorba 7 e tutti i martedì, in replica, sempre alle 21:15, su Telenorba 8.
Per la diretta videostreaming basta cliccare sull’icona del Graffio, nella home page del sito di Telenorba, www.telenorba.it.
Le puntate già trasmesse potranno essere viste on-line, sul sito www.ilgraffio.tv, a partire dai primi di gennaio.

Per chi non lo ricordasse Vulpio è il giornalista del corriere che ai tempi del caso Why not, cioè delle indagini dell'ex pm De magistris e di Genchi sui compromettenti rapporti tra politica ed economie mafiose, diede la notizia la vera della propria "guerra" in atto tra le procure di Salerno e Catanzaro per depistare le indagini venendo a causa di ciò trasferito dall'allora direttore del corriere Mieli..

Bisognerà aspettare fino a gennaio per vedere all'opera al "Graffio" quest ospite veramente molto graffiante !!

:bliss: :bliss: :bliss:
 
Top
^ALL^
view post Posted on 17/5/2010, 21:20     +1   -1




ok sulla tv in streaming non si è mai visto una mazza di sto programma, ma sul blog di sto tizio se ne stanno vedendo delle belle..

Lo stesso Grillo ha definito Vulpio come personaggio ambiguo e di cui diffidare.. spero sia vero perchè altrimenti siamo veramente fottuti..

leggete leggete..

CITAZIONE
God bless America! Come ayatollah iraniani o funzionari cinesi due magistrati di Bari (Italia) hanno ordinato alla Polizia postale di oscurare questo blog, che però ha sede negli Stati Uniti e dunque non può essere imbavagliato all’italiana.
di Carlo Vulpio

Qualche giorno fa, ho “scoperto” di essere in Iran. O in Cina. Sì, insomma, in uno di quei Paesi in cui Internet è considerato il pericolo pubblico numero uno e i blog e tutti i siti web, quando non piacciono, cosa che accade molto spesso, vengono oscurati. Spenti. Chiusi. Soppressi.
E’ stata sufficiente una querela per diffamazione per un articolo comparso su questo blog affinché il procuratore aggiunto di Bari, Pasquale Drago, e il gip di Bari, Vito Fanizzi, non ci pensassero due volte. Per loro, una querela basta e avanza per concludere che l’intero blog vada sottoposto a sequestro preventivo. Una cosa che, mi ha spiegato il mio avvocato, non accade quasi mai, e mai quando si discute di diffamazione.
Non hanno minimamente pensato, pm e gip, che forse, in attesa di un processo e di una sentenza che accertino se effettivamente c’è stata diffamazione, potevano “limitarsi” a chiedere la rimozione dell’articolo “incriminato”. No. Loro si sono buttati a corpo morto sul blog.
Come ayatollah iraniani, o come funzionari statali cinesi, Drago e Fanizzi hanno deciso che assieme all’articolo (il contenuto) si debba colpire, con il sequestro e quindi con l’oscuramento, anche il blog (il contenitore).


E’ come se per un articolo di giornale giudicato diffamatorio venisse chiuso il giornale(attenzione: “giudicato” tale con una sentenza definitiva, perché fino a quel momento la stampa è insequestrabile; non semplicemente considerato diffamatorio da un pm e da un gip). Oppure, con lo stesso metro, è come se una volta giudicato diffamatorio un libro, si decidesse di chiudere la casa editrice.
E meno male che siamo in Italia. Meno male che abbiamo gli articoli 2 e 21 della Costituzione. Quella stessa Costituzione che molti di questi magistrati, all’occorrenza, cioè quando gli fa comodo, portano in processione, ostentandola quasi fosse un simbolo sacro, come da qualche tempo a questa parte accade soprattutto in apertura dell’anno giudiziario.
Ma Drago e Fanizzi, degli articoli 2 e 21 della Costituzione se ne sono impipati.
Nel nostro caso, la querela che ha fatto scattare l’Azione della Giustizia porta la firma di Giuseppe Cascini, segretario dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati.
Nel nostro caso, altro che giustizia lenta. Pensate, il “dragoniano” pm ha chiesto l’oscuramento del blog il 17 giugno 2009 e sei giorni dopo, rapido come un treno dell’alta velocità, il gip gliel’ha accordata. E mica perché la querela era del segretario dell’assoziazione di categoria. Come tutti sanno, la Giustizia ha una sola velocità, uguale per tutti, per le querele dei magistrati, dei magistrati-politici, dei politici semplici e dei comuni cittadini. Uguale uguale.


Per esempio, come molti di voi sanno, qualche tempo fa ho querelato il presidente della giunta regionale di Puglia, Nicola Vendola, proprio alla procura di Bari, per le false e ingiuriose accuse che mi aveva scagliato contro. Bene. Ho dovuto aspettare “soltanto” due anni e mezzo per sapere che il pm Francesca Pirrelli aveva deciso di astenersi da quel procedimento in quanto molto amica di Vendola – decisione che però l’ineffabile pm ha preso solo dopo la mia richiesta al procuratore generale affinché avocasse a sé l’indagine per inerzia nell’esercizio dell’azione penale da parte dello stesso pm.
Poi, passato il fascicolo all’ex capo della procura barese, Emilio Marzano, ho avuto modo di apprezzarne la solerzia. Sì, nel chiedere l’archiviazione della mia querela. Con la singolarissima motivazione che era vero che Nicolino mi aveva “gravemente diffamato”, ma io, accidenti a me, lo avevo “provocato” con i miei articoli (che non essendo stati accusati d’essere diffamatori devono dunque considerarsi fondati)! Avete capito bene. Per l’ex capo della procura barese, non solo la legittima critica giornalistica, garantita dalla Costituzione, non è altro che “provocazione”, ma addirittura il “criticato” (pardon, “provocato”) può per questa ragione impunemente e “gravemente” diffamare.


Ma torniamo agli ayatollah o, se preferite, ai funzionari cinesi del palazzo di giustizia di Bari. La loro voglia di oscuramento facile, nel nostro caso, non è stata esaudita. E infatti, state leggendo questa storia proprio su questo blog, che è scampato all’oscuramento giudiziario. Come mai?
E’ successo che la Polizia postale ha comunicato ai magistrati, i succitati Vito & Pasquale, che l’ordine “dragoniano” non poteva essere eseguito, in quanto la piattaforma di questo blog ha sede negli Stati Uniti (e beh, una piccola precauzione… Iran e Cina non ce ne vogliano).
Loro, Vito & Pasquale, ci sono rimasti un po’ male. Anche perché forse volevano solo farmi una sorpresa, come quelle che piacevano allo sceriffo di Nottingham e oggi fanno la felicità di Hu Jintao: hanno ordinato alla Polizia postale di chiudere questo blog solo per farmi ritrovare un bel mattino di fronte a uno schermo nero, in cui dopo qualche secondo si sarebbe materializzata la scritta “Se credi di essere su Scherzi a parte ti sbagli”.
Devo dire che un po’ mi dispiace non aver potuto accontentarli. Avessero chiuso il blog, avrei potuto fare un po’ la parte del martire, e chissà, magari mi avrebbe chiamato Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, o la Serena Dandini a “Parla con me”, o Michele Santoro ad “Annozero”, o Giovannino Floris a “Ballarò”, e insomma avrei potuto sperare in quella solidarietà, soprattutto “de sinistra”, che è taaanto democratica e taaanto perbene. Invece adesso nessuno di questi mi inviterà, ma ciò che è peggio nessuno di questi (e nemmeno degli “altri”, ovviamente) parlerà di bavaglio alla libertà di espressione e di informazione. Troppo rischioso, non essendoci di mezzo il solito Caimano, ma gente togata.
E allora, permettetemi un consiglio: se non volete correre rischi, la piattaforma dei vostri blog piantatela oltre Oceano. Negli States, of course. Così, quando vi cerca qualche ayatollah, o qualche funzionario cinese, o la Polizia postale, potrete cavarverla con una semplice esclamazione. “God bless America”. Loro capiranno.

http://carlovulpio.wordpress.com/2010/05/1...uniti-e-dunque/

CITAZIONE
Csm cieco sordo e muto, e alla fine solo “tante scuse” perché bisogna imbarcarsi tutti assieme sull’Arca di Noè?
di Carlo Vulpio

Avevamo ragione. Ma che tristezza, e che noia, dover dire ogni volta, e sempre “dopo”, avevamo ragione. Le inchieste Poseidone e Why Not non dovevano essere scippate al pm di Catanzaro, Luigi de Magistris.
Lo avevo scritto sul mio giornale, il Corriere della Sera, fin dal 2007 e l’ho poi raccontato anche in un libro, Roba Nostra (Il Saggiatore).
Oggi, lo ribadisce la procura di Salerno (i pm Maria Chiara Minerva, Rocco Alfano e Antonio Cantarella), con un avviso di chiusura delle indagini che vale anche come informazione di garanzia per dodici persone.
Dodici persone che appaiono come una sorta di “sporca dozzina” che – dicono i pm salernitani – si è vario titolo macchiata di una serie di gravi reati: corruzione, corruzione in atti giudiziari, rifiuto di atti d’ufficio, favoreggiamento personale.
Avevamo ragione noi, dunque, i pochissimi che raccontammo questa storia, e che difendemmo “senza se e senza ma” sia le persone vittime delle ingiustizie commesse dalla Giustizia, sia quel pm napoletano sconosciuto, poiché attraverso lui difendevamo un principio costituzionale e politico di enorme rilevanza. Per tutti. Anche per chi “giocava” in campo avverso.


Come siano poi andate le cose, come stanno andando, molti di voi lo sanno.
Il giudice Clementina Forleo è finita a Cremona, senza scorta, sebbene vittima di continue minacce e strani incidenti stradali, guardata come una appestata sia dai suoi colleghi lottizzati e tuttavia “per bene”, sia dai loro amici, quelli che “chiagnene e fottono”, e che pure dalla Forleo erano stati difesi con rara generosità e lealtà.
Il capitano dei carabinieri Pasquale Zacheo è stato trasferito da Policoro, in Basilicata, a Fermo, nelle Marche.
I giornalisti Gianloreto Carbone, Nicola Piccenna e Nino Grilli sono tornati al lavoro usato, ma con una speciale “attenzione giudiziaria” sul groppone senza che nessuno dei difensori della stampa libera (a senso unico) abbia fiatato (non basta citarli in un discorso o in articolo e poi buonasera, come si fa quando si commemorano i morti).
Il sottoscritto, infine, subissato anch’egli da decine di querele e tuttavia finora sempre assolto, è tornato a scrivere per il proprio giornale (settore cultura, perché sono uno che ha studiato) e a tifare per l’Inter.


Quelli che la procura di Salerno ha individuato come i dodici “complottisti” calabresi sono più o meno noti alle cronache. Ma ciò che colpisce di più, e che ha un valore ben più che statistico, come vedremo tra un po’, è che ben sette di essi sono magistrati.
Mariano Lombardi e Salvatore Murone, procuratore capo e procuratore aggiunto della procura di Catanzaro; Dolcino Favi, avvocato generale dello Stato e procuratore generale facente funzioni; Enzo Iannelli, Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, rispettivamente procuratore generale e sostituti procuratori generali a Catanzaro; Salvatore Curcio, sostituto procuratore a Catanzaro. Tra gli altri cinque imputati, oltre al noto “imprenditore” Antonio Saladino, vi sono anche la moglie di Lombardi, Maria Grazia Muzzi (funzionaria della Corte d’Assise di Catanzaro), il figlio di lei, l’avvocato Pierpaolo Greco, e due politici: Giancarlo Pittelli, senatore Pdl, e Giuseppe Galati, Udc, ex sottosegretario del ministero delle Attività produttive dal 2001 al 2006 (nel secondo e nel terzo governo Berlusconi).


Nessun giornale ha dato notizia di questa chiusura di indagini, con sette magistrati imputati, da parte della procura di Salerno. Eppure, su quella procura, non più tardi di due anni fa si scatenarono tutti, a nove colonne e in prima pagina, inventandosi la famosa locuzione “guerra delle procure” (tra Salerno, appunto, e Catanzaro). Adesso niente. Solo il silenzio. Nemmeno un parola. Un fatto gravissimo, una schifezza, anche se ce l’aspettavamo e dunque non ci meraviglia.


L’unico giornale nazionale che ne ha parlato è stato il Fatto Quotidiano. Ma poiché ne ha parlato in modo sommario, glissando su alcuni aspetti secondo me fondamentali, ne ha parlato male. E dunque è come se non ne avesse parlato. Il giornale diretto da Antonio Padellaro, infatti, ha chiuso la questione, attraverso Marco Travaglio, sostenendo che adesso il Csm che punì l’ex pm di Catanzaro e il gip Forleo deve “chiedere scusa” per il misfatto compiuto. Proprio così: scusa. E caso chiuso. Una volta stabilito che, come titolava il FQ, “de Magistris aveva ragione”, posson bastare le scuse.
E già, abbiamo cantato questa Messa e assistito a tutto questo massacro solo per poter dire, alla fine, che tizio o caio “aveva ragione”.
Ma andiamo, care suorine democratiche del FQ (copyright, Massimo Fini), lo sappiamo almeno da tre anni che c’è chi aveva ragione e chi aveva torto.
Adesso avremmo voluto sentire da voi, e da tutti gli altri, compresi i protagonisti di allora, nomi, nomi, nomi.
Chi ha fatto che cosa. E perché.
Avremmo voluto sentir dire e raccontare che a far fuori quei due “cattivi magistrati” furono il Csm e le sue correnti di destra e di sinistra, in cui spiccarono per esposizione pubblica la signora Letizia Vacca (PdCI) e il signor Vito D’ambrosio (Ds, per dieci anni governatore delle Marche).
Ma questi nomi, le suorine democratiche del FQ, non li fanno. Sarà forse perché in questa storia che ha disvelato il marcio nella magistratura (ecco perché il 7 su 12 non è solo un dato statistico) e che si è conclusa con i trasferimenti di de Magistris e di Forleo, Silvio Berlusconi semplicemente non c’entra nulla? E quindi, non c’entrando nulla il Caimano, la storia non “tira”, non serve, non va ricordata puntigliosamente come si fa per altre storie.
Però bisogna dire la verità. Sempre. Non a giorni alterni. Altrimenti la gente non capisce e noi stessi alla lunga rischiamo di convincerci che le cose sono andate diversamente da come andarono.


Per esempio, lo stesso de Magistris – con il quale ho sviscerato mille volte proprio questo tema specifico, giungendo alle stesse conclusioni – sa benissimo che con il suo trasferimento, e con quello della Forleo, Berlusconi non c’entra. E sa benissimo che se dicesse oggi le stesse cose che diceva fino al giorno prima di candidarsi, e cioè se ripetesse i nomi dei veri autori e le vere ragioni della defenestrazione sua e della Forleo, si inimicherebbe un bel po’ di quelle toghe – toghe rosse e toghe rotte – che invece adesso potrebbero servire (e non solo a lui).
Si obietterà: ma perché critichi quelli del FQ? Perché avevano la possibilità di raccontare bene questa storia e non lo hanno fatto. Perché se lo avessero fatto, sarebbero arrivati dritti dritti a un’altra storia, ancora più oscena, che porta il nome di Toghe Lucane (sub iudice anch’essa a Salerno). E se fossero arrivati lì, non solo non si sarebbero accontentati della richiesta di “scuse” postume dal Csm, ma non avrebbero potuto non vedere ciò che sta accadendo all’amministrazione della giustizia nella “Repubblica indipendente” di Lucania e Calabria (a 150 anni dall’Unità d’Italia). Qui, insieme con le navi dei veleni, rischia di arenarsi anche un altro argomento d’inchiesta ad alto tasso di malavita giudiziaria, cioè Toghe Lucane, che riassume tutti i mali di una magistratura intoccabile e che tuttavia, ogni volta che se ne parla, sembra infastidire un po’ tutti, persino lo stesso pm che quella inchiesta istruì.


Così può accadere, per fare uno dei tanti sciagurati esempi possibili, che a Catanzaro, nel brandello di processo sul megavillaggio turistico Marinagri (costruito nella foce del fiume Agri: 26 milioni di euro di fondi Ue), dopo aver cambiato pm in corsa (il primo pm un’ora prima chiede il rinvio a giudizio degli imputati e il secondo pm un’ora dopo chiede l’assoluzione plenaria), il gip di Catanzaro, Gabriella Reillo, assolva tutti gli imputati, con loro somma meraviglia.
Peccato però che quella sentenza debba essere dichiarata nulla perché uno dei pm della sostituzione in corsa, Vincenzo Capomolla, non aveva notificato la data di udienza a una delle parti offese. Che quindi non si è potuta opporre nel giudizio davanti al gip Reillo. La parte offesa allora è stata costretta a correre a Salerno, competente per territorio, e lì a denunciare il fatto. Ma a Salerno ha trovato un pm, Rocco Alfano (proprio uno dei tre che ha firmato la chiusura delle indagini sull’avocazione galeotta), che non lo ha considerato parte offesa, nonostante ciò risulti dagli atti. E allora la parte offesa è stata costretta a denunciare anche questo pm, ma per competenza territoriale è dovuta andare a Napoli… E intanto il villaggio turistico, il processo, i reati da accertare, i soldi pubblici stanziati, le responsabilità e le complicità evaporano…
Però. A fare un po’ i giornalisti – o i magistrati, o i politici – per davvero, non si dovrebbe far finta di dimenticare che la realizzazione di quel villaggio porta la firma di un pezzo dello stato maggiore del Pd. Che il marito del gip, Italo Reale, ex subcommissario all’emergenza ambientale in Calabria con la giunta di centrodestra guidata da Giuseppe Chiaravalloti, è tra i notabili locali del Pd. E che il gip Reillo, appena chiusa la pratica del “processo più veloce del West” a Catanzaro si è fiondata a Lamezia Terme, “lontana” 36 chilometri, per candidarsi come esponente del Pd alle primarie per eleggere il sindaco di quella città (poi si è ritirata perché sembra che non se la filasse nessuno).


Com’è che di tutto questo il Csm se ne frega? Com’è che se ne frega di un’amministrazione della giustizia, per esempio in Basilicata, che non è, non appare, e nemmeno si sforza di apparire “terza”? Com’è che tutto questo risulta improvvisamente di così scarso interesse anche per coloro che sono “sempre tesi” (copyright, Carlo Verdone) al buon andamento della giustizia e della cosa pubblica eccetera eccetera? Non è un tema politico nazionale ed europeo, questo?
Si dirà che tutto questo accade per mille e diversi motivi, tra essi spesso trasversalmente e “oggettivamente” convergenti. Ed è vero.
Ma c’è un motivo speciale, nuovo, inedito e indicibile. I magistrati. Un corpo, un ordine, un potere, che casi come questo ci rivelano essere intaccato dagli stessi mali che affliggono tutti gli altri settori della società. Con una differenza, però. Anzi due. La prima è che i magistrati amministrano giustizia. La seconda è che a parlare così di loro (anche se almeno la metà li immaginiamo bravi e per bene) si rischia. Fosse solo la galera, poco male. E’ che si rischia anche la carriera giudiziaria e quella politica, e non per i crimini, veri o presunti, commessi, ma per l’isolamento civile, sociale, morale (e ogni riferimento non è casuale) che scatta con precisione svizzera se si dicono le cose come stanno.
E’ capitato persino a Bruno Tinti, che pure non è uno “scomodo” (anche perché è in pensione), e sempre sul FQ. Appena s’è azzardato ad avanzare anche solo l’ipotesi di una riforma per sorteggio del sinedrio del Csm, è stato strapazzato da due articolesse del procuratore piemontese di Torino, Giancarlo Caselli, e del procuratore aggiunto pugliese di Milano, Armando Spataro, che sulla intoccabilità del Csm e sulla separazione delle carriere (sempre sostenuta anche dai “cattivi magistrati” Forleo e de Magistris – a meno che quest’ultimo non abbia provvidenzialmente cambiato idea anche su questo), e su una serie di altre “cosette” riguardanti la magistratura e il funzionamento della giustizia, hanno riproposto lo stesso armamentario ammuffito che il presidente dell’Anm, Luca Palamara, ha riesumato nell’ottima intervista fattagli da Barbara Romano (Libero, 25 aprile 2010).


Ecco, ora forse è un po’ più chiaro come e perché ogni volta che si tocchi quest’altra casta in toga, i suoi esponenti – rosse o rotte che siano le toghe – facciano “scattare” una tagliola “unitaria”, e povero chi vi resti intrappolato. Amico o nemico, quella tagliola non perdona. Anzi, è ancora più infallibile se a finirci dentro è chi (sia egli magistrato, politico o comune cittadino) fino al giorno prima era annoverato tra i “giusti”. Poiché è proprio con gli “eretici” che, da sempre, chiese, partiti, sette, clan, cosche e cupole sono più spietati che mai.
Ma che importanza ha, lasciare sul cammino morti e feriti, o passare addosso ai cadaveri, se il fine è il radioso traguardo di una nuova società senza il Caimano? E allora, su, tutti insieme nel nuovo Cln (?) di inizio XXI secolo, tutti nella nuova Arca di Noè per sopravvivere al diluvio. Salvo accorgerci dopo – sempre “dopo”, quando sarà troppo tardi – di aver imbarcato altri e più feroci caimani e alligatori pronti a diventare i nocchieri dell’Arca e a voler sbranare con metodo il resto della compagnia che a essi si era affidata con stolta fiducia.

 
Top
view post Posted on 17/5/2010, 21:40     +1   -1
Avatar

IN DISPERSIONE

Group:
FOUNDER
Posts:
14,802
Reputation:
+36
Location:
trinakaos---CT/SR

Status:


troppo stanco per leggerla... allora l'ho messa nel lettore :zizi:

cmq di questo tipo non sapevo quasi nulla, ma allora il fatto di essere ospitati su server u.s.a. in qualche modo ti tutela dal regime repressivo che ormai sembrerebbe respirarsi qui
 
Top
frankei
view post Posted on 17/5/2010, 22:06     +1   -1




Ti prego fammi un riassunto :zizi: ho degli occhi anche io
 
Top
^ALL^
view post Posted on 17/5/2010, 22:18     +1   -1




fatevi un sito su altervista e ci caricate l'mp3 fatto con balabolka :lol:
 
Top
frankei
view post Posted on 17/5/2010, 22:36     +1   -1




domani lo farò appena ritorno al mio piccì
poi ovviamente mi spieghi dettagliatamente che devo fare :zizi:
 
Top
^ALL^
view post Posted on 17/5/2010, 22:39     +1   -1




forse però si fa prima a leggerlo :zizi:
 
Top
view post Posted on 17/5/2010, 22:41     +1   -1
Avatar

IN DISPERSIONE

Group:
FOUNDER
Posts:
14,802
Reputation:
+36
Location:
trinakaos---CT/SR

Status:


perchè c'è bisogno del sito??

io copio e incollo il testo e lui legge :lol:
 
Top
frankei
view post Posted on 17/5/2010, 22:55     +1   -1




Ci proverò domani :zizi: comunque io di lui sapervo pochissimo, solo perchè ha cominciato la battaglia sul caso Why Not.
Non so che pensare sinceramente.. ho letto solo il primo articolo domani leggerò il secondo, mi sembra un furbetto.. non so non è che mi abbia fatto un'ottima impressione... fose mi ha influenzarto la querela di Vendola però non m'ispira per niente.. dovrò guardare qualche video su di lui
 
Top
8 replies since 20/12/2009, 15:26   414 views
  Share